Avviare un proprio locale: per molti è un desiderio che nasce da lontano, altri arrivano a questa decisione dopo aver percorso varie strade lavorative. Indipendentemente dal come, quando si arriva a prendere questa decisione, ci sono tanti aspetti da dover valutare e capire. Partiamo dal primo punto: cosa serve per aprire un bar?
Senza nulla togliere a chi si imbatte in questo mestiere per meri guadagni, un bar richiede sicuramente sacrificio. Orari stancanti, locali aperti dall’alba alla sera tardi, requisiti legislativi da rispettare, e poi voglia, tanta voglia di fare. Dar vita a qualcosa di nostro è davvero vincolante, stravolge la vita e la condiziona, nel bene o nel male.
Ma non siamo qui per sconfortarti, bensì per darti qualche consiglio pratico da poter seguire, quindi è arrivato il momento di addentrarci nella materia. Cerchiamo di capire insieme le tappe fondamentali da affrontare per avviare una nostra attività.
Cosa serve per aprire un bar?
Il primo passo da compiere, quando si tratta di aprire un bar, o comunque in genere un’attività a scopo di lucro, è la SCIA. Stiamo parlando dell’acronimo di Segnalazione Certificata di Inizio Attività, cioè quella che una volta era scissa fra un rilascio di licenza commerciale e l’autorizzazione sanitaria dell’ASL, ed oggi accorpa sia quella commerciale che quella alimentare.
Oltre la SCIA, come abbiamo già accennato prima, per aprire un bar ci deve essere tanta voglia di fare l’imprenditore, capacità di mettersi in gioco in un momento economico che non è dei migliori, questo vuol dire però che è più difficile non che sia impossibile.
Cosa serve per aprire un bar? Un preposto!
Nell’organico del personale deve essere prevista la figura del preposto alla somministrazione; una figura che viene riconosciuta come tale in base a due criteri specifici.
Il primo criterio è formativo, vale a dire che il preposto abbia frequentato il corso SAB (Somministrazione Alimenti e Bevande) ed abbia superato l’esame finale, che è anche chiamato con il nome di EX REC (Registro Esercenti Commercio).
Seconda caratteristica necessaria è aver prestato, per almeno 2 anni (anche non continuativi) nell’ultimo quinquennio, un’attività d’impresa nel settore alimentare e/o nella somministrazione di bevande, anche come dipendente, non per forza come datore di lavoro.
A questi due requisiti si aggiunge il possesso del Manuale HACCP e la formazione connessa all’igiene alimentare, in tal senso, in caso di controllo ufficiale le ripercussioni per chi fosse trovato sprovvisto sarebbero molto dure. Non dobbiamo dimenticare che l’HACCP tratta del rispetto delle norme e un mantenimento dei requisiti igienico-sanitari, fattori indispensabili per qualsiasi attività alimentare.